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Audizione Confindustria sul Disegno di Legge di Bilancio 2026.


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Facendo seguito alla nostra circolare n. 84 del 4 novembre scorso, informiamo che Confindustria, per voce del Direttore Generale Maurizio Tarquini, ha illustrato alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato la propria valutazione sul DDL Bilancio 2026, riconoscendo la stabilità dei conti pubblici e il dialogo con il Governo, ma evidenziando la necessità di un Piano industriale straordinario per rilanciare la competitività.

 

Tra le priorità sottolineate quella di rimodulare il PNRR per rafforzare il sostegno agli investimenti produttivi (almeno 8 mld/anno per tre anni) e quella di contenere il costo dell’energia: il prezzo medio in Italia nei primi 10 mesi del 2025 – ha ricordato Tarquini – si attesta a 116 €/MWh contro gli 87€ della Germania i 65 della Spagna, i 61 della Francia e cifre sensibilmente più basse per Stati Uniti e Cina.

 

Confindustria accoglie con favore l’introduzione dell’iperammortamento, misura che rappresenta un segnale positivo per gli investimenti in innovazione, digitalizzazione e autoproduzione di energia. Tuttavia, la sua applicazione limitata al solo 2026 viene giudicata insufficiente a garantire la stabilità necessaria alla programmazione industriale. Confindustria chiede un orizzonte almeno triennale, con efficacia dal 1° gennaio 2026 e la possibilità di includere anche gli investimenti già avviati nel 2025.

 

Positiva anche la proroga al 2028 del credito d’imposta per la ZES Unica, che recepisce in gran parte le proposte di Confindustria. L’estensione pluriennale e la dotazione certa sono passi importanti, ma restano da chiarire aspetti tecnici come la valorizzazione dei SAL e l’integrazione con i fondi di coesione europei.

 

Più critiche le valutazioni sui contratti di sviluppo, ritenuti una leva essenziale ma frenati da iter complessi e risorse insufficienti: i 550 milioni previsti per il triennio 2027-2029 non bastano a sostenere la domanda di nuovi progetti industriali. Sul Fondo di Garanzia per le PMI, Confindustria chiede infine di rendere strutturali le regole attuali, rafforzandone il ruolo come strumento stabile di accesso al credito.

 

Forti preoccupazioni sono state manifestate per alcune misure fiscali considerate penalizzanti. L’aumento al 24% della tassazione dei dividendi infragruppo per partecipazioni inferiori al 10% rischia di ridurre la capacità delle imprese italiane di attrarre capitali, mentre il divieto — dal 1° luglio 2026 — di compensare tramite F24 i crediti d’imposta agevolativi con contributi INPS e INAIL può generare tensioni di liquidità, soprattutto per le aziende che hanno realizzato investimenti.

 

Per gli interventi a sostegno del potere d’acquisto dei lavoratori, come l’incentivo fiscale ai rinnovi contrattuali e la riduzione della tassazione sui premi di produttività, condivisi in principio, è stata evidenziata la natura temporanea e il rischio di disallineamenti. Ribadita anche la necessità di incentivi mirati alle assunzioni nel Mezzogiorno e la proroga del contratto di espansione per accompagnare le transizioni industriali.

 

Permangono infine criticità in settori strategici come sanità, ricerca e logistica intermodale, insieme all’assenza di misure sull’emergenza abitativa, che limita la mobilità dei lavoratori e ostacola l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.


In allegato la versione completa dell’Audizione illustrata alle Commissioni.



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